Presentato al Senato il quarto rapporto Gimbe sulla sostenibilità del Servizio Sanitario.
Prognosi riservata per quello che l’OMS aveva definito il secondo SSN al mondo.
I quattro evidenti segni di una privatizzazione ormai in corso:
- definanziamento pubblico (con blocco delle assunzioni)
- - nel periodo 2010-2019 sono stati sottratti al SSN circa € 37 miliardi;
- - il DEF 2019 abbatte ulteriormente un rapporto spesa sanitaria/PIL, ormai già a livello dell’Europa orientale, precipitandolo progressivamente dal 6,6% nel 2019-2020 al 6,5% nel 2021 e al 6,4% nel 2022.
sostenibilità ed esigibilità dei LEA
- - in Italia il finanziamento pubblico tra i più bassi d’Europa convive con il “paniere LEA” più ampio, garantito però solo sulla carta;
- - la mancata pubblicazione del “decreto tariffe” per mancata copertura finanziaria non permette una omogenea esigibilità dei nuovi LEA su tutto il territorio nazionale.
sprechi e gestione inefficace
- - 6,48 mld € per sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate;
- - 4,75 mld € per frodi e abusi;
- - 2,16 mld € per acquisti a costi eccessivi;
- - 3,24 mld € per sotto-utilizzo di servizi e prestazioni efficaci e appropriate;
- - 2,37 mld € per inefficienze amministrative;
- - 2,59 mld € per inadeguato coordinamento dell’assistenza.
espansione del “secondo pilastro” (previdenza privata)
- - “pacchetti” di prestazioni superflue (quando non dannose per la salute) hanno invaso il “mercato” della sanità, alimentando il consumismo sanitario;
- - ingenti risorse pubbliche vengono così progressivamente spostate su fondi sanitari integrativi privati tramite cospicue agevolazioni fiscali, consentite da recenti normative;
- il SSN viene gradualmente eroso da questa ulteriore defiscalizzazione che si palesa come un chiaro disegno di privatizzazione.
Due ulteriori fattori condizionano negativamente la prognosi del SSN:
- - le istanze di regionalismo differenziato;
- - le irrealistiche aspettative di cittadini e pazienti che da un lato condizionano la domanda di servizi e prestazioni, anche se inutili, dall’altro non accennano a cambiare stili di vita inadeguati che aumentano il rischio di numerose malattie.
Solo perché il SSN torni ad essere sostenibile urge:
- - un consistente aumento del finanziamento pubblico: secondo le stime, bisogna passare dai circa 205 miliardi di € del 2017 a 230 miliardi di € entro il 2025. Ricordiamo che, dal 2010 al 2019 sono stati tagliati 37 miliardi di €;
- - un’equa e sostenibile ridefinizione dei LEA secondo evidenze scientifiche;
- - la rivalutazione delle agevolazioni fiscali per i fondi sanitari.
Bisognerà poi avere uno sguardo verso l’orizzonte:
- - ristabilendo quella soglia minima del rapporto spesa sanitaria/PIL da recuperare attraverso un incremento percentuale annuo del fabbisogno sanitario nazionale superiore a quanto annualmente eroso dall'inflazione;
- - studiando un piano nazionale di riduzione di sprechi e inefficienze per reinvestire le risorse recuperate;
- -eliminando il superticket e ridefinendo i criteri di compartecipazione alla spesa sanitaria.
Cardine di tutto dovrà essere un riordino legislativo della sanità integrativa, che impedisca derive consumistiche e di privatizzazione.